AKUADUULZA è morta, lunga vita ad AKUADULZA

Alzi la mano chi si è accorto del trucchetto delle “U”!

Le cose stanno proprio così muore il blog “AKUADUULZA”, il cui nome era un omaggio all’omonima canzone di Davide Van De Sfroos, e nasce il sito “AKUADULZA”, luogo di espressione dell’omonima associazione di Promozione Sociale, che tratterà di acquaponica e dintorni.

Ci siamo infatti regolarmente costituiti in Associazione lo scorso 17 dicembre, oltre ai titolari del Blog: Mario Brignone (Cirano), Ettore Grimaldi (EmeritoEttore) e Simone Invernizzi, erano della “partita” anche Francesca Oliva e Marco Parravicini.

Akuadulza è prima di tutto un forum libero, dove ciascuno potrà leggere delle esperienze di acquaponica e portare le proprie, solo dopo aver fatto una semplice registrazione, ma è molto di più, vi daremo delle “dritte” su come costruire il vostro sistema, come “ciclare” l’acqua correttamente, quali sono i pesci più adatti, quali le verdure che vi daranno le maggiori soddisfazioni. Ma ci sarà ancora dell’altro salendo di un altro gradino la scala che vi porterà da semplici visitatori a utenti registrati fino a soci di “Akuadulza”.

Dovete solo avere un po’ di pazienza, cominceremo a pubblicare lo statuto dell’associazione, ancora per un po’ servendoci di questo spazio ma a breve avremo un “vestito tutto nuovo”, aperto alla discussione e alla partecipazione di tutti gli appassionati, che tratterà di acquaponica, ma anche di (rigorosamente in ordine alfabetico):

  • agricoltura urbana
  • autoproduzione di cibo
  • convenzioni per beni e servizi legati all’acquaponica
  • consulenze per la realizzazione di impianti
  • consumo a km zero
  • cultura del riciclo
  • didattica ambientale
  • energie alternative
  • imprenditoria verde
  • impresa sociale
  • inserimento persone svantaggiate
  • orti civici
  • vivaio acquaponico

Stay Tuned!

VERDI PRATERIE DI AKUADUULZA

Dicono che quando un indiano d’America, più corretto sarebbe dire “Nativo americano”, lascia questo mondo terreno inizia a vagare per le “Verdi preterie” di Manitou. O forse non lo dicono è solo un’espressione usata da Tex Willer e da Kit Carson nei fumetti di Bonelli, che fatica a staccarsi dalla mia mente a causa di quel filo di eterna adolescenza.

Comunque sia le “Verdi praterie acquaponiche” me le immagino così: P1010496Vi prego di notare l’eleganza nella foto che segue, tutto perfettmente in tinta con il colore del tubo di drenaggio che protegge il sifone:P1010497Ce n’è talmente tanta che si fa fatica a raccoglierla, c’è il pericolo di strapparla a mazzetti! Comunque dopo qualche giorno la valeriana rimasta si sviluppa nuovamente e sembra prendere il posto di quella appena colta. Senza contare che le mani dell’operatore ne traggono giovamento e tornano “come nuove”. Il riferimento è all’incidente di un paio di settimane fa. 🙂P1010499

Si può “dare una mano” con l’acquaponica …

Francamente, quando con la mia amica Francesca prima, poi con Simone e Marco abbiamo pensato che si poteva “dare una mano” con l’acquaponica, abbiamo ragionato in termini di conoscenza, di educazione ambientale, di produzione di cibo sano a km zero, perfino di occupabilità, tutte opzioni, per così dire, “metaforiche”.

Ieri,  mentre praticavo gli ultimi fori con la sega a tazza montata sul trapano, per l’alloggiamento delle fragole, in occasione dell’allargamento della mia acquaponica indoor, ho rischiato di uscire dalla metafora.

Ero innvervosito dal fatto di aver dovuto scoprire le radici delle fragole estraendole dai loro tubi dopo aver fermato l’impianto e volevo fare in fretta per finire prima di sera, fattostà che ho rischiato di “segarmi” una mano.

P1010452A imperitura memoria scientifica lascio per il blog e per i posteri la fotografia della mia mano sulla quale corre il taglio circolare della sega. Continua sotto il simpatico cerottone ma lì è più profondo e un lembo di pelle è stato amorevolmente ricomposto dalla mia dolce signora usando dei cerotti chirurgici. Veramente secondo lei ci sarebbero voluti 4 punti ma sono stato irremovibile per due ragioni:

  1. dovevo finire il lavoro prima di sera per non perdere le fragole per i motivi di cui sopra
  2. la “mano da tre punti” è quell’altra, per questioni cestistiche legate al tiro da oltre l’arco dei 6 metri e 75 e per un precedente “incidente” che mi ha visto protagonista, mio malgrado, di un episodio con esito suturativo.

Ma quello che conta non sono né le fatiche né i pericoli (il tono si fa epico, da cinegiornale del ventennio) ma il successo e quello c’è tutto, lo mostro con orgoglio al popolo del web in queste foto!

vista d'insieme

vista d’insieme

parte alta, tubo diam 75 mm

parte alta, tubo diam 75 mm

parte bassa, tubo diam. 110 mm con growbed sopra la vasca dei pesci

parte bassa, tubo diam. 110 mm con growbed sopra la vasca dei pesci

ACQUAPONICA INDOOR 2.0

P1010414Lucia dice che manca il palo e poi è perfetta … come locale per la “pole dance” (sorvolando sul fatto che manca anche la “gnocca” che al palo vi si avvinghia). Elena invece teme che abbia intenzione di coltivare qualcosa di illegale, Alice non l’ha ancora vista, ma i suoi commenti non si faranno attendere!

Non siamo nella taverna di Villa Certosa, ma ben più modestamente in un anglolo del mio garage, che avevo già “sacrificato” per metterci il tank del solare termico. Mi ero già accorto di un piacevole “effetto collaterale”, cioè che, sebbene il contenitore fosse super isolato, trafilava un po’ di calore, in particolare dai raccordi in metallo difficilmente coibentabili, che manteneva il locale alla temperatura di circa 15 gradi d’inverno.

Non ci è voluto molto perchè decidessi di sfruttare questo tepore per impiantarvi una piccola acquaponica indoor. L’ho chiamata 2.0 perchè in realtà un esperimento (anzi due)  l’avevo fatto già dalla fine dell’estate, ma Eliooo ha sempre un po’ sofferto di mancanza di luce.

In effeP1010403tti, dopo avere girato un po’ di siti di coltivazione indoor ed essermi comprato i led fino in Cina (i semiconduttori arrivano tutti da lì ed in Italia costano il doppio perchè li importano altri e te li rivendono) ho cominciato, intanto che andava avanti l’opera di montaggio, a trasferire il mio buon  “vecchio” Eliooo alla luce delle lampade di crescita.

L’amico Yuri mi ha procurato del tubo di scarico Geberit, ho scelto il diametro di 75 mm perchè permetteva ai vasetti da 5 di sfiorare l’acqua che corre lungo il fondo del tubo. Sembrava la soluzione migliore, in realtà non lo era, più avanti spiegherò il perchè e come ne sono venuto fuori usando le tecniche di pensiero antitetico che permettono di trasformare i punti di debolezza in punti di forza.

Una volta montato il tutto ho sistemato uno dei due grandi acquari che avevo all’esterno, l’ho suddiviso in tre spazi uguali secondo il suggerimento di Gigi, vincitore del “concorso d’idee” e l’ho riempito d’acqua. Pensavo che avrei dovuto fare avanti e indietro con i secchi per riempire l’acquario, invece sono riuscito, giuntando tutti i pezzi di tubo che avevo in giro, ad organizzare un piccolo acquedotto temporaneo e mi sono evitato la sfacchinata! Ecco come si presentavano le vasche appena riempite:

P1010410

P1010412Ed ecco i primi abitanti, una parte delle “tinchette” allevate da “zio Simone” partendo dalle uova.

I problemi sono cominciati quanto ho iniziato ad inserire le piantine di fragole nel tubo da 75 mm. Avevo praticato 5 fori per ogni tratto di tubo da un metro e ho iniziato ad mettervi le fragole partendo dall’alto. Avrei dovuto saperlo che le radici delle fragole si sviluppano molto in condizioni ottimali e che non sarebbe stata una “passeggiata”, ma speravo ugualmente di farcela; invece dopo poco l’acqua ha cominciato a tracimare, fermata nel suo fluire dall’intreccio delle radici e, probabilemente, da qualche pallina di argilla, rimasta incastrata nonostante la mia cura nello scuoterle prima di trasferirle.

Sul momento ho pensato solo di non occupare tutti i fori con le fragole ma di lasciare qualche sapazio vuoto. L’espediente ha funzionato anche se non può essere la soluzione definitiva. Ho passato una notte agitata, un paio di volte mi sono immaginato che l’acqua avesse ripreso a tracimare e sono sceso a controllare. Il momento era maturo per di fare entrare in scena il pensiero “antitetico”, cioè quando ti trovi nei guai e vorresti uscirne vittorioso (quantomeno non con le ossa rotte”).

Sul lato destro dell’impianto c’è un parete libera, ospitava un vecchio frigorifero che qualche volta accendiamo d’estate, nei momenti di emergenza (tipo per tenere in fresco le angurie da mangiare dopo una grigliata). P1010421Si vede bene in questa foto scattata dopo che avevo già cominciato a rivestirla di carta riflettente. Già, perchè ho deciso di raddoppiare l’impianto tenendolo a “L”. Il serpentone di tubi scenderà tenendo in altro due sezioni orizzontali diametro 75 mm, che sono quelle che già vedete, mentre in basso, dopo un raccordo di passaggio, si allargherà passando a 110 mm per altre due file, una sezione perfetta per ospitare anche le fragole più esuberanti. Potrò anche spostare le piantine da una sezione all’altra una volta che saranno cresciute. Quando si dice un caso da manuale di “pensiero laterale” (in tutti i sensi). Non male vero!?

Pesce sostenibile

Sul sito di “Transition Italia” ho trovato questo interessante video in cui si parla di pesce sostenibile. Lo utilizzo per dare una risposta più completa alle domande che mi ha fatto Paolo settimana scorsa quando è venuto a vedere la mia acquaponica. E’ molto divertente, prendetevi una ventina di minuti per guardarlo tutto.

Anche con l’acquaponica è possibile avere “pesce sostenibile” senza essere proprietari di mezza foce del fiume Guadalquivir, l’unico problema è quello di disporre di “pellets sostenibili”, quelli normalmente in commercio prodotti con farina di pesce non lo sono. Cosa fare allora?

Si potrebbe allevare un pesce l’Amur , chiamato non a caso “carpa erbivora”; io non le ho mai mangiate, i cinesi di Milano e delle grandi città le adorano e mi dicono gli allevatori di pesce che le tengono apposta per loro e per chi ha un laghetto amatoriale e vuole “tenerlo pulito”.

Oppure ricercare, come sta facendo il nostro amico Andreas all’Università di Zurigo, per ottenere un mangime a base di grassi vegetali.

Un’altra soluzione potrebbe essere quella di catturare tutti gli insetti dell’orto e darli da mangiare a vostri pesci, io lo faccio, occasionalmente, ma non si può pensare a questa come l’unica fonte di cibo per i nostri “agricoltori con le pinne”. Talvolta “saccheggio” anche la concimaia dai miei amici lombrichi, ma bisogna avere tempo e molta, molta pazienza.

Se si vuole essere veramente ecologici non ci rimane che allevare gli insetti, non come fanno in oriente per metterli direttamente nel piatto (c’è chi fa anche questo anche qui in Europa) ma per usarli come cibo per i pesci.

Vi ho dato un’idea? cercate un fornitore nazionale? Ho anche quello!

Concorso d’idee …

Ho deciso che mi costruisco un’acquaponica indoor come si deve. Ho negoziato con la mia signora l’utilizzo di uno spazio in garage, proprio vicino al tank dell’accumulo dell’acqua calda dei pannelli del solare termico che, per quanto ben coibentato, rilascia sempre, in ragione della sua grande massa, un certo tepore.

P1010399L’idea è quella di utilizzare una vasca di acquario che ho già disponibile delle dimensioni 110X60 altezza 45 che verrà accostata al muro. Sopra di essa verrà posizionata una “serpentina” di tubo del diametro di 75 mm con gli appositi alloggiamenti (diam. 50 mm) per le piantine. Una pompa d’acquario raccoglierà l’acqua nella vasca spingendola in alto, l’acqua nella sua discesa bagnerà le radici delle painte, alimentandole. Un po’ come uno scivolo nelle piscine estive. Prima di ritornare nella vasca l’acqua allagherà un growbed nel quale potrò seminare direttamente sull’argilla espansa.

L’illuminazione artificiale sarà fornita da un’apposita lampada a led e “rinforzata” sotto ogni sezione del tubo in caduta da una strisca di led che andranno a trovarsi una trentina di cm sopra le piantine in accrescimento. Confesso (vergognandomi un pochino) di aver comprato i led direttamente in Cina. Ora c’è un sito cinese che consente anche la vendita al dettaglio, un po’ come Ebay. C’è un sacco di porcheria ma i led sono gli stessi che poi vengono rivenduti in Europa e costano dalla metà ad un terzo!

Prometto di mettere sul blog il lavoro quando sarà finito, anche se me la prenderò comoda, quindi per vedere la realizzazione dovrete aspettare!

Intanto, prima di partire volevo lanciare tra i lettori un “concorso d’idee”. Siccome nella vasca indoor vorrei realizzare un “avanotteria” per tenere sotto controllo tutto il ciclo del pesce prendendolo fin da piccolo, volevo avere la possibilità di suddividere lo spazio in tre sezioni, in modo tale, all’occorrenza, di poter allevare specie diverse tra loro incompatibili o dimensioni diverse della stessa specie senza innescare forme di canniblaismo. Avrei pensato di siliconare delle guide d’alluminio, all’interno delle quali far scorrere una parete divisoria bucherellata. Andrebbe benissimo una lastra di policarbonato trasparente ma devo praticare decine e decine di buchi che vorrei fossero molto piccoli. La domanda per il concorso è: “Che cosa posso usare già bucherellato che non si degradi nell’acqua?”

Fatevi sotto e postate i vostri suggerimenti nei commenti. Il premio a cui sto lavorando con alcuni amici non è solo per il vincitore ma un po’ per tutti ma al momento è una sorpresa …