Di persici trovatici e tinche persiche nello scarico …

Alti e bassi dell’acquaponica domenica ero entusiasta per aver finalmente trovato degli splendidi  esemplari di  persico reale (perca fluviatilis) e subito sono piombato nella disperazione perchè alcune tinche, le più piccole che stavo crescendo, hanno superato la gabbietta di protezione e si sono andate ad incastrarsi  nelle elettrovalvole che portano l’acqua ai grow bed. Ma andiamo con ordine …

Di ritorno dalla mi puntata domenicale alla fiera di “Vita in Campagna”, una bolgia dantesca di gente che sente il richiamo della natura, sia pure spesso confinata sul proprio balcone, mi sono Fermato da Simone a Fino Mornasco.

Insieme siamo andati a prendere i persici che lui ha svezzato a partire da delle uova di soggetti del lago di Trasimeno. Li ha tirati grandicelli un suo amico che gestisce un ristorante con annessa “pesca sportiva”. Uno dei laghetti meglio tenuti che abbia mai visto in vita mia.

I persici stavano in una vasca loro dedicata con acqua a circa 11 gradi. E’ bastato il lancio di un pugnetto di mangime per farli radunare, poi una rapida immersione di un lungo guadino ne ha raccolti circa un centinaio, dei quali una cinquantina sono finiti nel sacco con l’ossigeno diretti alla mia acquaponica. Ora se ne stanno placidamente in una vasca, sembra a loro agio.

Altro discorso invece per le giovani tinche, ricordate, ne avevo parlato in un post, avevo messo a protezione dello scarico un gabbietta di plastica, mi sembrava abbastanza fitta per impedire il passiaggio dei pesci, anche piccoli. Evidentemente non era così: alcune tinchette sono state risucchiate dallo scarico e sono finite stritolate dalle elettrovalvole della distribuzione dell’acqua ai letti di crescita.

Brutta fine per loro ma “disastro” per il mio impianto che è fermo da domenica sera. Ho dovuto smontare quasi tutto, l’acqua non circola più, le piante non estraggono più i nitrati e, per fortuna, c’è brutto tempo e fa freddo, così le temperature non salgono nelle vasche di coltivazione sotto il tunnel.

Ne ho approfittato per modificare la distribuzione dell’acqua, mattendo le elettrovalvole in un luogo più facilmente ispezionabile e smontabile per ogni necessità. Prevedo di finire i lavori oggi in serata!

L’acquaponica di Elio

Elio 4

La comunità di acquaponici si amplia, oggi vi presento l’impianto di Elio che risiede a Galliate (NO).

Elio1

Appassionato di campagna e animali, Elio ha un laghetto con una trentina di carpe Koi da 5 anni e nell’agosto dello scorso anno ha iniziato con l’acquaponica.

Elio 3

Devo dire che è stato più bravo e preseverante di me, dopo un iniziale momento di difficoltà è riusito ad allevare i Black Bass, uno splendido pesce con il quale, purtroppo, io avevo fallito.

Complimenti!

Subito alle prese con “Che pesci pigliare!”

(22 marzo 2013  °EmeritoEttore)

Nelle grotte francesi di Lascaux, accanto ad oltre 2400 stambecchi, orsi, cavalli, cervi, ecc … appaiono anche una ventina di pesci, pochi, ma più che sufficienti a dimostrarci l’interesse che gli uomini fi da allora nutrivano nei confronti del “popolo dalle branchie” (NdR).

La raffigurazione più antica -splendida nel suo realismo- risale all’incirca a 25.000 anni prima della nascita di Cristo e concerne un grosso salmone di cui l’inconfondibile mascella uncinata indica l’appartenenza al sesso maschile : le altre -ancora salmoni, trote e qualche luccio– sono meno antiche, giungendo fino a 12.500 anni fa. Alcune di tali figure sono state disegnate o graffite su pareti rocciose: altre, di piccole dimensioni, incise o scolpite su pietre, ossa, pezzi di corno o di avorio.salmone

In linea di massima si può affermare che la frequenza con cui determinate specie ittiche sono state raffigurate sia proporzionale all’importanza da esse rivestite nell’alimentazione dell’uomo preistorico, sicché anche i resti ossei dei pesci rinvenuti nelle grotte francesi si riferiscono prevalentemente a salmonidi come la trota e il salmone; tuttavia, accanto ad essi, ve ne sono altresì di quelli appartenenti a specie di cui non è giunta a noi alcuna raffigurazione. Qualche dato numerico al riguardo? Ebbene l’importanza relativa della trota e del salmone nella dieta di allora, calcolata su una cinquantina di grotte esplorate, è risultata essere del 43,5%, contro il 6,5% di altri salmonidi (temolo e coregoni), il 17,4% di ciprinidi vari, l’8,7% di lucci, il 4,3% di altre specie (in particolare pesce persico, anguilla e bottatrice) nonché il 19,6% di pesci non identificabili.

AKUADUULZA: l’acquaponica cambia casa

(19 marzo 2013  *  funzioMario)

Si chiama “Akuaduukza”, significa acqua dolce, in dialetto laghée, così come sono dei “Laghée” i suoi autori, Ettore, Mario e Simone.  “Akuaduulza” prende spunto dall’elemento principale che caratterizza i luoghi dove viviamo, ma è anche il titolo di una canzone di Davide Bernasconi, in arte Davide Van De Sfroos (se volete ascoltarla la trovate qui).

Su “AKUADUULZA” parleremo di acquaponica ma anche di tutto quel mondo fatto di piante e di pesci, di azzurro e di verde che gli sta intorno, parleremo di ambiente, di storie di uomo e natura, di orti e di sana alimentazione, il tutto  partendo dalla possibilità di creare, attraverso l’acquaponica, un sistema in miniatura in grado di riciclarsi ed alimentarsi, rinnovandosi attraverso il movimento dell’acqua e il ciclo dell’azoto.

Su “Akuaduukza” sposteremo via via tutti i post che Mario ha realizzato fino ad ora per seguire la sua esperienza con l’acquaponica a partire dal 2011, cui si aggiungeranno i commenti tecnici e le osservazioni di Simone e le “storie” di Ettore. Ma “Akuaduukza” non sarà solo un luogo di produzione di materiali “nostri”, ospiterà anche interventi interessanti che troveremo in rete attorno agli argomenti che desideriamo trattare.

E’ proprio con uno di questi interventi che vogliamo iniziare. Una breve “TED conference” tenuta da Ron Finley, un “ortolano guerriero” che vive nella periferia degradata di Los Angeles e pianta orti urbani per insegnare ai suoi concittadini a difendersi dall’invasione dello “Junk Food”. Durata 10 minuti, azionate la funzione “sottotitoli se non siete angloabili, da non perdere. Ringrazio Cristiano di “Transition Italia” per la segnalazione

Il paradosso di Venturi

Affinché un sistema acquaponico nel quale le verdure si ancorino a degli inerti come l’argilla espansa possa funzionare al meglio è necessario che l’acqua, ricca di nitrati, allaghi e si ritiri dalle vasche di coltivazione (Grow Bed).

Tutto ciò non potrebbe avvenire con un normale “troppo pieno” perchè l’acqua arriverebbe fino ad un’altezza voluta e vi rimarrebbe costantemente. E’ necessario pertanto innescare il cosiddetto “Effetto Venturi” che permette di evacuare completamente l’acqua per poi tornare a riempire la vasca con una pompa e un timer. Io mi sono regolato per lasciare la vasca allagata un quarto d’ora ogni ora, con lievi variazioni tra estate e inverno e tra giorno e notte.

Se, fino a ieri mi avessero detto che avrei avuto qualche problema con il “Paradosso di Venturi” avrei risposto: “Paradosso de che???” E invece il maledetto “Paradosso di Venturi” detto anche “Paradosso idrodinamico” è quello che impediva il funzionamento del “Sifone a Campana”.

Mettiamola così: la costruzione del mio “Sifone a Campana”, essenziale per il buon funzionamento dell’impianto, è riuscita al primo colpo, seguendo delle istruzioni scaricate da internet, ma, alla prima modifica necessaria per aggiustare il livello dell’acqua nel “growbed”, in sifone non ne  ha più voluto sapere di funzionare.

Ci sono volute un po’ di ore di lavoro, di scandaglio della rete ed una buona dose di “saracche” per venire a capo del problema.

Ora io mi chiedo: perchè a scuola ci fanno studiare la legge di Archimede e non la legge di quel Sant’uomo di Giovanni Battista Venturi. Una sorta di prete illuminista, un compromesso storico ante litteram  che oltretutto era anche un “Padano DOC”!  Forse è questo il “paradosso” di Venturi. E alùra?!?

:-)

Un mese dopo la partenza (1 novembre 2011)

Il 24 settembre 2011 siamo partiti con la versione “sperimentazione pura”,  formazione era la seguente: 3 broccoli, 3 verze, 6 porri, 4 finocchi, nutriti amorevolmente con piccole aggiunte di ammoniaca “riserva speciale” fatta maturare in “botti di rovere”.

Alla sparuta pattuglia si sono aggiunte nel tempo 4 piantine di fragola e una semina di valeriana sul perimetro.

Il primo novembre 2011, finalmente ho potuto dare le dimissioni da concimatore di acquaponica perchè hanno fatto il loro ingresso nel ciclo 12 trotelle di “Fario mediterranea” fornite dall’allevamento “Ossolana acque” di Ornavasso.

Il momento era così emozionante che le foto che ho fatto per documentarlo così brutte da non poter essere  pubblicate. Per dovere di cronaca vi dirò che le trotelle, a occhio e croce misuravano 4 o 5 centimetri.

Quello che posso documentare è la crescita delle verdure, eccola:

Non male vero? Se volete fare un confronto con il momento del trapianto cliccate qui sopra e andate al post precedente sull’argomento.

Per chi vuole saperne di più sulla trota fario mediterranea.

Settembre 2011: primo esperimento di acquaponica

Dai diamanti  non nasce niente, dal letame nascono i fior …” così cantava il poeta e cantautore genovese. Personalmente mi sono chiesto perchè la pipì dovesse andar sprecata! Sarà forse per questo che ho scelto di far partire il mio processo di coltivazione “Acquaponica” mettendo da parte, per alcune mattine del finire dell’estate, il mio “tesoro” giallo paglierino.

E’ stato un po’ come quando devi raccogliere un campione per le analisi, solo mooolto più facile, perchè anzichè centrare la microscopica provetta, non dovevi fare altro che riempire un bidoncino da cinque litri e voi capirete che con la “prolunga” è stato un gioco da ragazzi.

Il “teatro delle operazioni” è stato un cespuglio in giardino, dietro il quale mi sono occultato per alcuni giorni, favorito dal fatto che alzandomi di solito molto presto, la semi oscurità lavorava a favore della mia privacy.

Il “liquido biondo” è rimasto per circa 15 giorni a “maturare” nel cespuglio per fare in modo che l’urea si trasformasse in ammoniaca, indispensabile per iniziare il “ciclo”, a quel punto aveva perso il suo bel colore brillante in favore di un marrone torbido ma era pronta per iniziare a lavorare.

Ma per dare il via a quella fantasitica catena di eventi microscopici che si chiama “Acquaponica” mancavano ancora alcuni protagonisti: i batteri, Nitrosomonas e Nitrobacter.

Che cosa fanno questi “carneadi” del microscopio è presto spiegato con l’aiuto di questa immagine:

Mentre in natura il ciclo naturale è completato dalle alghe o dalle piante acquatiche che “filtrano” l’acqua con le proprie radici, avete presente le mangrovie?

Nella coltura acquaponica questo lavoro è svolto dalle verdure che, crescendo sul loro “letto” di argilla espansa irrorato dall’acqua del contenitore, la filtrano e la restituiscono pulita al punto di partenza.

Ma prima che “partecipino alle danze” i nostri amici pesci è necessario che il sistema sia avviato (Cycled) esattamente come il disegno sopra, per questo la prima ammoniaca ce l’ho messa io, che respiro aria, mangio la peperonata e mi riparo sotto un tetto, anzichè respirare con le branchie, cibarmi di vermi e nuotare tutto il tempo!

Quello che è indispensabile è però  vegetali comincino da subito a “giocare la loro partita. Eccoli dunque al lavoro, attrezzati per sfidare i rigori autunnali: tre verze, tre broccoli, tre finocchi, e qualche porro! Per un primo “esperimento” possono bastare.

P.S. chiedo scusa alla “Manto” per eventuali imprecisioni, spero tuttavia di aver meritato almeno un 6=