AGLI ALBORI DELL’ALLEVAMENTO

(di EmeritoEttore)

Già nel V secolo a.C. il tiranno di Siracusa Gelone teneva vivo il pesce pescato in una grande “pescheria” rifornita d’acqua di mare ed altrettanto facevano i ricchi greci di Alessandria e di Pergamo; tale pratica acquistò ben altra diffusione e importanza presso i Romani, i quali spesso non si accontentavano di mantenere semplicemente in vita i pesci ma procedevano ad un loro vero e proprio allevamento alimentandoli sistematicamente.

Oltre che ad uso di singoli privati facoltosi questi vivai venivano realizzati a fini commerciali, nel quale caso la loro collocazione ambientale poteva variare a seconda delle diverse esigenze delle specie ittiche allevate: litorali fangosi per “pesci piatti” quali solgliole, rombi e passere; rocciosi per triglie murene e pesci di scoglio in generale; sabbiosi per dentici, orate e ombrine.

Straordinariamente dettagliata al riguardo la documentazione giuntaci attraverso nove flaconi di vetro colorato recanti come decorazione la planimetria dei famosi bacini di pescicoltura e molluschicoltura della campana Baia, con tanto di didascalie esplicative.

Chi fosse interessato a saperne di più sull’allevamento dei pesci al tempo dei romani segua questo link

“Insalate e ciapp”: tutte le novità dalla mia acquaponica

IMG_0200La mia nonna la chiamava “Inasalata e ciapp” ed era insalata, di solito cicoria, con le uova. La tagliava sottilissima e la condiva mettendoci dentro l’uovo sodo che addolciva l’amarognolo della verdura.

Da oggi è partita la versione “acquaponica” dell’insalata con le uova. I miei persici infatti sanno iniziando a deporre i nastri ovarici e non tutte le uova rimangono attaccate alla fascina che ho messo sul fondo del fish tank, vengono quindi risucchiate e diniscono nella distribuzione idrica che porta alle verdure della serra. Sempre meglio loro che le “tinchette”!

Il mese di aprile ha portato all’apertura anche della “terza corsia” che non avevo completato quando ho avviato la serra acquaponica. Struttando l’altezza del punto centrale dell’arco sono riuscito a tenere i grow bed più alti, così da non dovermi chinare, neppure un pochino.

Per il resto le altre verdure crescono molto bene, approfittando dell’allungamento della giornata e dell’innalzamento della temperatura dell’acqua e dell’aria (questo weekend a parte!).

Ecco le fragole, IMG_0203perfettamente allegate:

IMG_0205Nota per chi non è “del mestiere”: “allegate”, con due elle, non è un errore, mi riferisco ad un file ma al fatto che il fiore, adeguatamente impollinato si sta trasformando in frutto

Il semenzaio (sotto)

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Persino la “patata” secca di un ciclamino che ho seppellito nell’argilla espansa alla fine della scorsa estate è un’esplosione di vita e di colore!

Anche i pesci stanno aumentando la loro attività con il riscaldamento dell’acqua. A titolo precauzionale, settimana scorsa che ha fatto molto caldo, ho tolto le trote marmorate e le ho avviate al desco familiare (l’eccedenza ha preso la via del congelatore) e ora dovrò sostiturle con un pesce che stia bene nell’acqua calda della prossima estate.

Forse non siamo proprio matti noi acquaponici …

Forse non siamo proprio matti noi acquaponici se si stanno sempre più diffondendo iniziative di serre urbane per l’allevamento del pesce e la produzione di ortaggi. L’ultima in ordine di tempo ce la segnala Giulio Andreini nella sua rubrica sulle novità in acquaponica su “Scoop.it”.

Siamo a Basilea, nei pressi della stazione ferroviaria, immaginate lo scenario: quartiere industriale, spazi degradati, container, rumore di ferraglie, ma è proprio là che tre giovani imprenditori … ma lasciate che il racconto coninui su Swissinfo.ch

Adesso che avete letto, chiudete gli occhi e immaginate un futuro così:

Impianto di acquaponica passo dopo passo

Continuo la pubblicazione dei post sulla realizzazione di un impianto di coltura acquaponica estraendoli dal mio blog personale:

piano tunnel con tessuto antiradiceSecondo weekend consecutivo di lavori a casa di Cirano. Finalmente ho un piano sul quale poter allineare tre file di “growbed”; l’ho protetto con un tessuto antiradice, sopra il quale ho messo un telo nero “antialga” come quelli che usano i vivaisti nelle serre.

growbed in allineamentoPoi ho cominciato ad allineare la prima fila di “letti di crescita”, si chiamano così i growbed in italiano. I problemi sono arrivati quando ho iniziato le prove con l’acqua, è stato allora che ho scoperto che due coperchi perdevano, ho dovuto dunque tirare fuori tutta l’argilla, sistemarli e riempire di nuovo. Ho quindi iniziato a litigare con il “paradosso dell’idrodinamica“, non c’è niente da fare io e il Venturi non ci stiamo proprio simpatci, ricordate? Ci avevo litigato gia tempo fa per il “sifone a campana”, ma questa volta è andata decisamente meglio.

sifone esterno: disegniDovevo infatti attivare un sifone esterno e non è andata poi malissimo, oggi ha iniziato a funzionare, ma non è detta l’ultima parola, aspettiamo per cantar vittoria la sistemazione definitiva!

Un ringraziamanto comunque lo devo fare, al mio amico Yuri, solo un idraulico che andava a pescare, aveva un acquario e coltiva orchidee poteva appassionarsi all’acquaponica e perdere un sacco di tempo dietro ad un “pazzo visionario” come “Cirano”.

QUELLO CHE NON SI DICE DELLE ESONDAZIONI DEL NILO

(di FunzioMario e EmeritoEttore)

Ora, ovviamente, non è più così ma quello che ci facevano studiare alle elementari è che gli “Egizi” erano così ricchi e sviluppati per via delle loro agricoltura che si avvantaggiava delle esondazioni del Nilo che copriva i campi di “limo” concimandoli abbondantemente per fornire un ricco raccolto.

Dal punto di vista dei pesci tutto ciò era una vera iattura, ce lo dice Ettore: “Dei suoi 6671 chilometri il Nilo ne compie 1508 in territorio egiziano da sud a nord, sboccando infine, con amplissimo delta nel Mediterraneo; ed è stata questa presenza a rendere abitabile sino dai tempi più lontani ciò che sarebbe invece stato un inospitale deserto, costituendo in prossimità delle sponde fluviali e assai più estesamente nella regione del Delta  una verde oasi beneficiante di quella grande disponibilità d’acqua nonché -soprattutto prima dei più radicali interventi idraulici effettuati dall’uomo- della periodica fertilizzazione del suolo ad opera del limo depositantesi durante le imponenti piene estive. Ma rientrando poi in autunno nel proprio letto, questo lasciava dietro di se non soltanto quel prodigioso concime naturale bensì un gran numero di pesci rimasti intrappolati negli avallamenti del terreno e nel fango stesso, sicché bastavano le nude mani, al massimo un bastone appuntito, per farne senza sforzo gran bottino …”

Se io avessi detto alla mia maestra delle elementari questa cosa mi avrebbe preso per matto, per fortuna usavo il “Delta” del Nilo secondo la versione “tradizionale” (quella che si limitava a citare il limo e l’agricoltura) al massimo “ripescandolo” (è il caso di dirlo) per fare un esempio in geografia di “foce a delta”. Insomma con il Nilo si pescavano sempre buoni voti comunque!

La pesca di frodo dell’Imperatore

(1 aprile 2013 di EmeritoEttore)

I grandi fiumi della Cina,  l’allevamento del baco da seta e la crescita spontanea del bambù contribuirono a rendere popolare la pesca in quel lontano paese fin dagli albori dell’epoca storica.

Insieme ai pesci ed alla forte pressione umana per catturarli con metodi sempre più ingegnosi, nacquero le regole per proteggere quella preziosa fonte di cibo durante i periodi di riproduzione.

Si legge, in un’antichissima cronaca cinese, che un giorno un imperatore della dinnasia Zhou, se ne stava a pescare con canna e lenza, incurante del fatto che in quel periodo dell’anno la pesca fosse severamente viatata per proteggere la riproduzione dei pesci. Sorpresolo a praticare quell’attività illecita, il suo Primo Ministro  dapprima si prostrò dinnanzi a lui sino a terra in segno di massimo rispetto, quindi rialzatosi gli si accostò e, afferrata la lenza, la spezzò.

“Che cosa state facendo” gli urlò l’imperatore furibondo. “Il mio dovere, Sire” rispose tranquillamente il Primo Ministro; sul cui capo -verrà subito fatto di pensare- chissà quale terribile punizione si sarà poi abbattuta! In realtà invece non andò a finire così: perchè l’Imperatore, pentitosi sia dell’infrazione commessa che del suo scoppio d’ira, non soltanto ricompensò riccamente l’integerrimo e competente collaboratore; ma diede altresì ordine che la lenza da questi spezzata venisse posta in bella evidenza all’ingresso del palazzo imperiale quale esempio di uguaglianza dinnanzi alla legge e monito a chiunque intendesse infrangerla. (Altri tempi, verrebbe da dire -NdR-)